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Revoluntionary Faith and Religious Disillusionment in Enrico Pea’s Giuda


F Hale

Abstract

L’opera teatrale di Enrico Pea Giuda del 1918 costituisce un esempio estremo di licenza poetica nella rappresentazione letteraria del discepolo che tradì Gesù Cristo. A partire dall’epoca dell’Illuminismo numerosi scrittori europei si sono
allontanati dalla tradizione profondamente radicata di rappresentare Giuda Iscariota solamente come il cattivo per antonomasia ispirato da Satana e hanno cercato di spiegarne le motivazioni profonde, e non necessariamente con un
atteggiamento di condanna. Il protagonista di Pea, il figlio e leggitimo erede di un deposto sovrano ebreo, aspira a condurre una rivolta contro l’occupazione romana, ma si persuade che i suoi sforzi sono vanificati dalla crescente popolarità
di un capo rivale. Questa tragedia segna anche un momento cruciale di transizione nella produzione letteraria di Pea e, pur mostrando chiaramente l’influenza delle sue precedenti affinità con il Marxismo e con il movimento anarchico, guarda già in avanti con il profondo interesse e rispetto di Pea per le
proprie radici cattoliche che si realizzerà più tardi nei primi anni ’20 in opere come Rosa di Sion e La passione di Cristo.

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eISSN: 2225-7039
print ISSN: 1012-2338